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La teoria dell’Internet morta: quale percentuale della nostra socializzazione online è reale?

Negli ultimi anni, una teoria cospirazionista ha guadagnato popolarità tra gli utenti più attenti e critici del web: la cosiddetta “teoria dell’Internet morta”. Secondo questa ipotesi, gran parte dei contenuti online sarebbe generata da bot, intelligenze artificiali e algoritmi automatizzati, con una partecipazione umana sempre più ridotta. Questo solleva una domanda inquietante: quanto della nostra socializzazione online è reale?

Origini della teoria dell’Internet morta

La teoria dell’Internet morta ha iniziato a circolare nei forum e nelle comunità online intorno al 2016-2017, ma ha trovato ampia diffusione con un post pubblicato nel 2021 su 4chan. L’ipotesi principale sostiene che le grandi piattaforme social, come Facebook, Twitter (ora X) e Instagram, siano diventate ambienti dominati da contenuti generati artificialmente, spesso utilizzati per manipolare le opinioni pubbliche e guidare il comportamento degli utenti.

Perché si parla di “Internet morta”?

Il termine “Internet morta” fa riferimento alla percezione che il web non sia più un luogo autentico e organico, popolato da esseri umani con interazioni genuine, ma piuttosto un ambiente dominato da attori non umani, con il fine di condizionare il discorso pubblico e le abitudini di consumo.

Schermata di un social media con bot e account falsi che interagiscono tra loro.

L’aumento dei bot e dell’automazione online

Uno dei pilastri della teoria è l’aumento esponenziale dell’uso di bot sui social media e nei forum. Gli studi dimostrano che una parte significativa del traffico web proviene da fonti non umane:

  • Secondo una ricerca di Imperva del 2022, circa il 42% del traffico globale di Internet proviene da bot.
  • Twitter ha ammesso che tra il 5% e il 15% degli utenti attivi mensili potrebbero essere bot, sebbene alcuni esperti suggeriscano numeri molto più alti.
  • Facebook ha eliminato miliardi di account falsi ogni anno, indicando un problema persistente e diffuso.

I bot vengono utilizzati per diversi scopi:

  • Manipolazione dell’opinione pubblica: molti bot vengono impiegati per diffondere propaganda politica e fake news.
  • Marketing e pubblicità automatizzata: i bot vengono utilizzati per generare engagement falso su post e video, gonfiando artificialmente la popolarità di determinati contenuti.
  • Frodi online: alcuni bot simulano utenti reali per creare traffico fraudolento e truffare inserzionisti pubblicitari.
  • Acquisto di prodotti in massa: molti bot vengono utilizzati per comprare articoli popolari, come biglietti per concerti o console da gaming, rendendo difficile per gli utenti reali accedervi.
  • Disinformazione programmata: gruppi organizzati utilizzano bot per diffondere falsità su larga scala, influenzando eventi politici e sociali.
  • Generazione di contenuti IA: l’evoluzione dell’intelligenza artificiale ha reso possibile la creazione automatica di articoli, immagini e video, riducendo ulteriormente la distinzione tra reale e artificiale.

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La percezione della realtà sui social media

L’idea che Internet sia “morto” non significa solo che è popolato da bot, ma anche che la nostra esperienza online è sempre più filtrata e artificiale. Le piattaforme social impiegano algoritmi per mostrare contenuti personalizzati, creando camere d’eco digitali in cui gli utenti vedono solo ciò che rafforza le loro credenze preesistenti.

La bolla algoritmica e la perdita di autenticità

Le piattaforme social utilizzano algoritmi avanzati per massimizzare il coinvolgimento degli utenti, ma ciò porta a diversi problemi:

  • La creazione di bolle informative: le persone vedono solo contenuti con cui sono d’accordo, limitando la diversità di opinioni.
  • L’uso di deepfake e contenuti generati dall’IA: con l’evoluzione dell’intelligenza artificiale, è sempre più difficile distinguere tra contenuti autentici e quelli generati artificialmente.
  • L’illusione dell’interazione sociale: molte conversazioni online sono mediate da bot o da utenti che rispondono in modo automatico con frasi preconfezionate.
  • L’uso di influencers artificiali: alcune aziende stanno creando influencer virtuali con migliaia di follower, confondendo ulteriormente la linea tra interazione umana e artificiale.
  • Evoluzione dell’interazione digitale: i social media stanno passando da spazi di connessione autentica a piattaforme in cui l’intrattenimento e l’engagement vengono prioritizzati rispetto alle relazioni reali.

Grafico che mostra la percentuale di traffico web generato da bot rispetto a utenti reali

Possiamo fidarci delle interazioni online?

Questa situazione porta a un dilemma importante: quanto della nostra socializzazione online è autentica? Alcuni segnali possono aiutarci a distinguere interazioni reali da quelle artificiali:

  • Profili con attività sospette: account che postano a intervalli regolari e con schemi ripetitivi potrebbero essere gestiti da bot.
  • Commenti generici e ripetitivi: spesso i bot lasciano commenti vaghi e generici, applicabili a qualsiasi tipo di post.
  • Aumento dell’uso di IA nei contenuti: testi, immagini e video generati dall’intelligenza artificiale stanno diventando sempre più sofisticati e difficili da riconoscere.
  • Interazioni impersonali: alcuni messaggi e commenti potrebbero essere programmati per sembrare umani ma mancano di autenticità emotiva.
  • Evoluzione della comunicazione digitale: i chatbot e le IA conversazionali stanno diventando sempre più simili a veri utenti, riducendo ulteriormente il confine tra umano e artificiale.

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Implicazioni della teoria: quali sono le conseguenze?

Se anche solo una parte della teoria dell’Internet morta fosse vera, le implicazioni sarebbero profonde:

  1. Manipolazione dell’informazione: un web dominato da bot e IA potrebbe rendere difficile distinguere la verità dalla propaganda.
  2. Declino della fiducia negli spazi digitali: se gli utenti perdono fiducia nell’autenticità delle interazioni online, le piattaforme social potrebbero subire un calo di partecipazione.
  3. Riorganizzazione del modo in cui consumiamo contenuti: potremmo assistere a una maggiore enfasi sulle comunità chiuse e sui social decentralizzati per cercare interazioni più autentiche.
  4. Evoluzione delle strategie di moderazione: le aziende potrebbero investire di più nell’identificazione e nella rimozione di contenuti non autentici.
  5. Nuove forme di identità digitale: la crescente automazione potrebbe spingere verso sistemi di verifica più rigorosi per garantire l’autenticità delle interazioni.

Rappresentazione concettuale della bolla algoritmica con utenti intrappolati in camere d'eco digitali

Conclusione

La teoria dell’Internet morta solleva questioni importanti sulla natura della nostra esperienza online. Per proteggere la nostra socializzazione, è fondamentale sviluppare un occhio critico, riconoscere i segnali di automazione e promuovere piattaforme che incentivino interazioni umane genuine. Internet è davvero “morto” o siamo noi che dobbiamo imparare a navigarlo con maggiore consapevolezza?

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